martedì 10 febbraio 2009

La vite


Il Dottore arriva. E’ lui, adesso, il mio Dio. Devo ancora decidere se odiarlo o meno.Guarda la cartella clinica e le foto della Tac, si rende conto che le foto sono al contrario e gira la cartella. E se un Dio, creandomi, avesse sbagliato il verso delle foto? Non posso andare di corpo da dieci giorni. Il mio intestino si è stretto in una morsa di calcio e petti di pollo da allevamento. Si diffondono nella stanza, indecifrabili, i fumi delle mie contrazioni. Non odio il Dottore, lo trovo, sinceramente, inutile. Ho iniziato una cura. La vite che cigola, girando nella mia gamba, taglia il silenzio di questi risvegli dalla fronte sudata. C’e’ un forte odore di mercurocromo su sangue stantio. Minestre. Mari di minestre calde sotto il naso, ancora tappato dalla polvere della calce. Il mio dottore inutile, dalla voce compressa e monotonale, non tocca più la mia vena autostrada sul dorso della mano. Si limita ad iniettare ,nel tubo della flebo, un trasparente antidolorifico. Scende, il liquido. Il calore prende il braccio, mi stringe il petto, mi taglia il fiato. Ho lasciato l’orologio sul comodino.

1 commento:

  1. Sempre tosto!
    Ho letto della "TUA" Roma sul mio commento!!!
    DSei in gamba!
    Domani con calma leggero' il tuo ultimo post!
    Non voglio "sprecarlo" alla stanchezza...
    Saluti cari
    SAba

    RispondiElimina