venerdì 6 febbraio 2009

Odio o del quarto giorno coi tiranti


Dicevo di quest’odio. Odio, quindi credo. Credo, perchè odio. Odio il dio e lo rendo vero grazie a questo odiare dal profondo. Odio è la più grande forma di ammissione dell’esistenza di Dio. Un ateo possiede una sola faccia di questa medaglia: può essere libero dal Dio e le sue regole, non ammettendone la sua esistenza, ma non può veramente indirizzare il suo odio verso il soggetto delle sue disgrazie, perchè il soggetto non esiste. L’ateo odiante, è un essere coraggioso, che non può giustificare le avversità della vita, addossandone la causa ad un essere infinitamente avverso. Un ateo in pace con se stesso e gli altri, è l’essere più fortunato sulla terra. Il credente è un essere pigro, delega la propria vita come ad un’assemblea di condominio alla quale non può partecipare. Quando il credente sbaglia, non se la prende con il suo Dio ma gli chiede scusa. Una croce, un volto, una statua di gesso come questo braccio fasciato, murato, al quale chiedo scusa. Il credente è debole, pecca ,sbaglia, si pente, pecca di nuovo, si ripente. Se un credente avesse veramente coerenza e riconoscesse l’impossibilità di spezzare questo circolo, prenderebbe la saggia decisione di suicidarsi. Ma qui, interviene la sua stessa religione, a salvarlo: suicidarsi è peccato. Si può peccare e pentirsi, ma non ci si può pentire del peccato di suicidio. Per chi odia in genere e quindi è il vero credente, suicidarsi è arrendersi a Dio ed è quindi l’unico atto di fede.

1 commento:

  1. Su questo tema: religione/ateismo tempo fa scrissi, seguendo le indicazioni del blog di Miss Kappa, due di quelle che vengono definite "short stories". La regola è che la durata del racconto deve essere di sole 6 parole.

    PREMESSA
    - Illusioni per colmare le proprie paure.

    CONCLUSIONE
    - Losing my religion I was happy.

    (le prime 3 in prestito dai R.E.M.)

    Buon weekend

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