sabato 7 febbraio 2009
Sognomorfina numero 2
Il narcotico, loto omerico, scende, con la buonanotte del benevolo infermiere addetto alla mia flebo. Ho ancora le scarpe da ginnastica, nella nascita di un sognoricordo, provocato volutamente. Non è una galleria qualsiasi. La discesa ghiaiosa. Sto correndo. La galleria entra nella montagna. Corro da ore. A monte vedo avvicinarsi l’entrata rotonda ed irregolare dell’oscuro budello. Sotto le scarpe, il rumore dei sassi che grattano metronomici la gomma delle suole. E’ un rumore piacevole, si accompagna al ritmo del fiato spezzato, del cuore avvezzo al mio passo. Entro nell’oscurità. Mi accoglie il calmo umido di una sottile aria di conforto. Adesso procedo nella penombra di un ossigeno rinfrancante. Sto bene, non sono mai stato così bene. E’ il passo del podista ritmato, affaticato, felice, dalla cadenza acquistata, ad libitum. La galleria non è molto lunga. Vedo una fine ed una luce. Non è la galleria, ritorno, di chi è quasi morto, dei risvegliati dal coma. Alla fine della galleria si apre un largo pozzo, di fumi sulfurei e caldi. Sembra un bagno termale. Sto sul bordo di questo catino di mota. Immerse nell’acqua, donne in cerchio, fianchi e seni generosi, si ricoprono di questa fanghiglia balsamica. Scendo in acqua. Non ostile alle loro grazie, mi lascio ricoprire, di questo liquido caldo e brunito. Anche se fumoso, il fango è fresco, e dona sollievo alle mie stanche membra di corridore. Il sonno leggero fa sparire la visione di soccorso... Apro gli occhi.
La bocca dura, acida, di poltiglia non digerita.
Mia madre mi sta lavando il viso con una spugna umida.
Riesco a chiedere un caffè, purchè sia amaro, a detergere l’incubo orale.
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Sei grande pper come trasferisci e ci fai sentire gli umori come fossero macigni con i quali fare i conti.
RispondiEliminaRispondo qui al tuo commento del dialogo: ho letto d'un fiato. Un grande esempio di come e' importante lil confronto e specialmente l'apertura all'ascolto.
Con stima e affetto
Saba