mercoledì 4 febbraio 2009

Sognomorfina numero 1


Caccerei dal trono un Buddha, inerte, insensibile, assiso nel vuoto del suo Nirvana senza dolore. Cerco, la divinità più indifesa al mio odio di pietra, che spaccasse la teca di vetro dei fedeli, inginocchiati in calde serate di giugno. Passa l’infermiera. E’ l’ora di chiudere il sipario del mio astio, legato da bende, teso da trazioni, sul letto di corsia. L’occhio cede, alla flebo del narcotico, si chiude alla nuova visione, che mi accompagna da giorni, nel sonno artificioso. L’ago che sento, entrare nella caviglia, unico spazio libero alla luce chirurgica, ora si trasforma: sono cento, mille aghi. Mi trovo immerso nel fondo di questa vasca di grotta, tra rocce e spiragli di luce. Devo salire in superficie. Mi aiuto, aprendo gli occhi per un appiglio migliore ai miei calcagni. Sulle pareti della vasca, che supera di poco la mia altezza, mucchi di membrane vaginee, sembrano, come grappoli di uova di seppia, respirare, e succhiare la torbida acqua vicina. Al centro di ogni membrana, infissi, degli aghi. Si scoprono ritmicamente all’apertura di queste valve gommose e inumane. Cerco di salire, ponendo i piedi tra una membrana ed un’altra, ma sono vicinissime tra loro, e tra queste, ancora più piccole membrane con aghi più piccoli. I miei piedi, ad ogni passo, vengono bucati, martoriati. Fiotti di sangue, il mio, sembrano far aumentare il ritmo vorticoso delle contrazioni, di questi esseri famelici. Più in alto, le membrane più grandi, non hanno aghi, ma lunghe lame, dal filo di rasoio. Macellano i miei piedi, le mie mani, che si aggrappano disperate a queste gommose, entità carnivore. Mi spingo sul bordo della vasca...

1 commento:

  1. Sembra di averla ingerita, la morfina. Leggo e comincio a viaggiare.
    Le tue parole bucano i pori della pelle ...
    Bravissimo

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