Ho visto sicuramente il motivo di tutto questo. Là dove non potè l’ignavia dei miei avi, riuscì l’avversa sorte, contro di me tapino. Nell’ultimo sonno, quando la luce malata del finestrone, mai lavato, della mia camera d’ospedale, taglia la notte, le palpebre frenano il giallo vivo della visione mattutina, nel policromo variare degli arancioni, degli azzurri roventi, dei verdi fastidiosi. Sembra di stare sotto il sole di luglio ad occhi chiusi. Questo velo acido, chiama i peggiori pensieri di sempre, che devono essere pensati subito, una medicina necessaria da prendere immediatamente, per togliersi la preoccupazione . Mio padre, dal tumore statico, combattuto con l’arma del suo male. L’uomo dei progetti incompiuti, appositamente per causare la propria ed altrui rovina. Dagli inizi di buona volontà, ma dalla conduzione disastrosa degli effetti. Provava piacere in quell’amabile lamento dell’autocommiserazione, quando, chi ti è caro, ti sorregge il volto a gettare lacrime sulla sorte. Indisponente come l’artista convinto dell’unicità dell’opera sua. Reticente con i cari, sbottonato con i passanti, fintamente amici di un giorno. Raramente vidi soldi uscire dal diretto guadagno del suo lavoro, spesso vidi mia madre garantire con firme, decine di cambiali. Fu rovina. Inevitabile, lenta. Una discesa che tutto trascina a valle. Cambiarono mestieri, usi, certezze, sorrisi. Ci piegammo alla vita nuova. Ero deciso a contrastare con il muscolo, un vento contrario, sabbioso, sferzante. L’ho fatto, fino a quando la sorte ha spezzato queste ossa, ricordandomi di seguire per bene, le orme di mio padre, che era passato lì da poco. Il terrore di riuscire ad essere come mio padre, mi spinge ad una rovina che non voglio. E più ho paura di essere uguale a lui, più divento lo specchio della sua storia. Risolvo tutto, sterminando la mia famiglia.
ciao fratello! grazie per avermi letto!!
RispondiEliminaottimo blog il tuo!! sono un tuo nuovo lettore
tornerò a soffiare qui!!!