La libreria era piena. Padre Camillo ficcò con forza l’ultimo quaderno che aveva appena terminato. Il quaderno era uguale a tutti quelli che riempivano quegli scaffali: nero, piccolo, anonimo come le altre decine di quaderni. Anche l’ultimo peccato completava l’ultima pagina. Il parroco li archiviava da vent’anni. Un buco nel confessionale faceva il resto. Il prete riusciva a veder il peccatore. A sera ,nella sua camera, annotava, descriveva, ricordava. Le pagine di quei diari erano la triste realtà di quel posto con pochi cristiani e molti praticanti. La cosa singolare era che Padre Camillo, non rileggeva mai quello che aveva scritto. Lasciava tutto lì, nella pagina, per qualche improbabile erede, qualcuno che avesse vent’anni di tempo per sbirciare nelle mediocrità del popolo. Quella mattina faceva freddo in chiesa. Qualche devoto era seduto sugli sgabelli e Padre Camillo si andò a mettere nel confessionale. Sarebbe venuto qualcuno. Sentì le ginocchia poggiarsi sul legno. Fu allora che dette una sbirciatina nel buco. Ma non vide la persona in faccia. Era alta e portava un abito scuro come il fondo della navata. Parlò. Quella voce, il prete , non l’aveva mai sentita. Sembrava di ascoltare mille peccati del mondo. Da quelle parole, arrivavano alla mente del sacerdote, ricordi lontani, forse sovrapposizioni, forse coincidenze. Non se ne curò molto. A sera, nella sua camera provò a decifrare il senso di quei racconti. Il nuovo quaderno era appena iniziato, con quella massa di peccati usciti dalla bocca dello sconosciuto. Lo sconosciuto arrivò anche il giorno seguente. Tornò per giorni e giorni. Il quaderno stava per finire. Questa volta, Padre Camillo lo aveva riempito velocemente. Fu quella sera. Padre Camillo era all’ultima pagina, ma era stanco. Tentò di rimettere a posto il quaderno nello scaffale. Spinse, facendo forza ,sulla costa di quel registro rigido e consunto. Ma il quaderno non entrava nella fila. Spinse ancora di più e fu allora che la sedia cedette sotto i suoi piedi facendo cadere l’intero scaffale ed il suo contenuto. Padre Camillo si ritrovò sotto la pila di quaderni vecchi. Aveva ancora quello nuovo in mano. Ce ne erano molti aperti per terra. Con un gesto di stizza, scagliò quello che stringeva per terra. Anche questo si aprì al fianco di un altro. Padre Camillo gelò. La pagina era scritta in maniera identica. Sembrava una copia perfetta l’uno dell’altro. Il prete afferrò il quaderno più vecchio...era il primo quaderno che aveva compilato vent’anni prima! Ebbe un mancamento, cadde sul mucchio di carta. Si ricordò il delirio di quella notte, si ricordò di aver vagato tra i banchi della chiesa leggendo ad alta voce quel quaderno. Ora era seduto nel confessionale. Aspettava solo che arrivasse. Sentì il legno adagiarsi sotto il peso. La voce era quello di qualcuno che imperioso detta l’ultima pagina di un quaderno incompleto. Impazzì dal terrore, quando l’essere, dall’altra parte del confessionale chiese a padre Camillo: « Hai altro da confessare, prete?». Un ghigno malefico, coprì le urla del sacerdote...
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