venerdì 20 marzo 2009

In morte 1


Sei venuto da me. Ho sentito di nuovo la brezza del nulla, alle mie spalle. Non ti aspettavo. Un brivido. Forse il freddo di questo tramonto, a novembre di traverso, in mezzo agli olivi, appena maltrattati dalla raccolta. Gira sulla mia testa, il falco. Inizio il vortice del mio atlante alla nuca, preso dalla vertigine dell’ala ferma in aria. Un verso di caccia e rapina sui passeri che fuggono sotto l’occhio del rapace. Vivo. Non ho lacrime dell’amore sul viso, non brucio di passioni. Ho il respiro semplice. Non chiedo altro da me. Solo un falco. Ora. Di prima mattina, quando la marea mi rende simile ad un messia sulle acque, ti incontro di nuovo. Tutti distratti i pochi, questo è il momento. Ancora un freddo leggero sulla nuca. Sei da me. Mi dai tempo. Poi, all’improvviso, il sole si scalda e te ne vai. Forse è stato un attimo. Sono nella notte alla rada. Le luci della banchina allungano i silenzi delle navi a riposo. Nel limite fumoso tra la superficie delle acque e la tenebra salmastra, emergi. Un cenno di presenza. Ho tempo, anche stasera. Domani vedremo

4 commenti:

  1. brividi, calore, attesa per la visione...
    oggi è andata
    sei un abile manipolatore di parole
    incanti e incolli chi ti legge ai tuoi voli
    ciao ortona a male

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  2. GF che sta per Grande Favollo e non per grande fratello, ma... sì sei un manipolatore di parole, un funambolo...ma tutto quel dolore e rabbia da dove salta fuori?
    ciao, silvano.

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  3. Silvano, anni fa sono caduto dal quarto piano mentre lavoravo. Questo è il resoconto di quel periodo e degli antidolorifici.

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  4. non sono caduta dal quarto piano, ma il dolore permane.Non ci sono antidolorifici,antidepressivi,antiemetici,antidiarroici,antiflogistici,antiforfora,antinevralgici,antinfiammatori,antinluenzali, che possano combattere il male oscuro.
    E se provassimo ad accendere la luce? ; )

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