E’ arrivata la discesa. Ripida,
improvvisa, senza curve, senza spianate all’orizzonte. Il foglio è bianco, ma è
la solita mano a scrivere. A riscrivere. Ancora una volta. Il demone che
accompagna la mia stirpe, alita il suo fiato greve sul mio collo. Devo correre,
devo correre. Nulla può essere relativo. Tutto può accadere ma, rimanere
seduti, in attesa che passi un treno sulla linea ormai smantellata, è inutile.
Muoversi, muoversi, senza affannarsi in efficienze, prive di efficacia. Quello
che è stato non è importante, non deve esserlo. Manipolare il cadavere del
rimpianto è stupido e dannoso. Ho i freni buoni per la discesa, ma la devo
affrontare. Da qualche parte ci sarà pure una salita.
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