"Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi
immittere vasculo mare totum ?".
Non riesco. Su questa spiaggia che percorro da oltre
quarant’anni, ho visto i giorni nascere e morire, sempre cercando, oltre l’orizzonte,
l’arrivo dell’estate e le prime foschie d’autunno. Ogni mattina, adesso, al
sorgere del sole, mi trovo ad imprimere nella memoria, albe uguali e tuttavia
diverse. Immaginavo, un tempo, che avrei potuto incontrare, le anime dei mie
defunti, al limite della battigia, dove l’onda si ferma e subito si ritira. Lì
immaginavo l’ombra di mio padre, dei mie nonni, degli amici che ho perso. Non c’è
nulla, solo sabbia ed acqua. Molti si affannano alla ricerca di una ragione, di
una regola, di una reazione chimica, per spiegare il colore del sole tra le
nubi, quando le prime luci tagliano orizzontali l’acqua del mare. Qualcuno ha
studiato il volo dei gabbiani, in gruppo sulle curve lievi della bonaccia. I
gabbiani sembrano ascoltare in silenzio il nuovo giorno. Gli scienziati hanno
già misurato questo vento freddo ed umido, che arriva dal fosso, frenato dal
caldo delle acque marine, sbattendo contro la mia nuca a svegliarmi.
Tutti
hanno il metro per ridurre, ciò che vedo e quello che non riesco a vedere, in
una tabella di numeri e formule, quasi fosse un piacere malvagio, smontare la
meraviglia del mattino ai miei occhi. A volte mi chiedo se un Dio beffardo non
si stia prendendo gioco di noi, appannandoci la mente, col manto della scienza,
della ragione, al fine di impedire la vista del suo volto ai mortali. Qualcuno
ha trovato il suo Dio e lo ha ridotto a sua immagine, perché immaginare un Dio
senza immagine, non è semplice. Un Dio tascabile, da usare come l’aspirina. Io
ho visto Dio. L’ho visto dentro gli occhi del mio cane. Lo vedo nella sua anima
sofferente, quasi fosse un custode di segreti al quale avessero tagliato la
lingua. Lo vedo quando fissa, insieme a me, la prima luce del sole, che arrossa
le acque del mare. Vedo Dio, quando cerca il mio sguardo, perché lui vuole
parlarmi di sé e tuttavia non potrà mai farlo. Vado, domani mi aspetta una
nuova alba