sabato 29 marzo 2025

Mi si escludeva

 


Ultimamente sono arrivato alla conclusione di non essere gradito in taluni contesti. Quando ero bambino appartenevo alla categoria dei “vittimisti”, di coloro i quali provavano un sottile piacere nella dolorosa prassi dell’autoescludersi, immaginando la disperazione tra i convitati nei connessi dei quali mi privavo, sorpresi dalla mia assenza. Alla fine conclusi che, a forza del “vengo, no non vengo”, la gente si era rotta sufficientemente i coglioni, dando per poco significante la mia mancata presenza. Ero solito iscrivermi ad associazioni e partiti politici per poi produrmi in mirabolanti dimissioni che avrebbe dovuto stimolare gli altri ad implorarmi: “No, rimani, sei così indispensabile per tutti noi, come faremo senza di te” etc. etc. Ho scoperto, con gli anni, come i cimiteri fossero pieni di persone che si ritenevano indispensabili ed i fiori sulle loro lapidi erano così secchi da creare evanescenti composizioni nipponiche. Più volte ho annunciato ai miei amici che avrei abbandonato la musica ed ora che l’ho abbandonata veramente, il mondo ha continuato a sopravvivere e le mie chitarre a piegarsi a causa dell’umidità che ho in casa. E’ stato tutto un autoescludersi.

Ogni volta che ho visto qualcosa che non gradivo non trovavo di meglio che abbandonare il campo anziché combattere per cambiare quello che non mi piaceva. Ho provato a rimanere ma l’altro me usciva fuori inaspettato e indesiderato e tutto prendeva la solita piega. Il mio “andarmene” avrebbe dovuto essere seguito da conferenza stampa con dichiarazioni roboanti e folle inneggianti al tornare sui miei passi. Una vita spesa tra scene dai film di Nanni Moretti e congressi di un Calenda al due per cento. Gli anni sono passati tra un prendere e un mollare. In seguito è arrivato il matrimonio ed i figli. L’esclusione è diventata naturale. “No, tanto Gianluca non può venire perché ha i figli, meglio di no” oppure “Avrà da fare con la famiglia, al massimo andrà ai buffet dei genitori dell’asilo”. Ho provato anche i taluni contesti a solidarizzare con persone le quali ritenevo fossero a loro volta escluse ma ho scoperto che anche il più sfigato veniva invitato agli aperitivi del dopo calcetto. Pensavo di essere una persona piacevole, mi ritenevo simpatico addirittura. Poi ho iniziato a lavorare da solo e questo ha dato il colpo di grazia. Alla mia età e non me ne vogliate se vado a premere questo tasto, è giunto il momento di ammettere che i dubbi che avevo durante le tormentate esclusioni, si facessero certezze nell’ammettere i miei numerosi difetti, difetti che ho voluto sempre negare a me stesso.

Non sono un mediatore. Non riesco a concepire il grigio se non in quei vestiari che possano creare un tono su tono con la mia barba. Sono talmente convinto delle mie ragioni da poter rinunciare a posizioni di comodo piuttosto che essere accomodante. Ora, se si tratta di muovere le truppe per sferrare un attacco, essendo un generale, questa cosa potrebbe funzionare ma, in un contesto civile, la pratica della rigidità di vedute è deleteria per qualsiasi carriera si voglia intraprendere, dalla politica al sindacato dei netturbini.

Interrompo spesso l’interlocutore, deviando il discorso su esperienze personali, le quali reputo più interessanti rispetto a quelle che vorrebbe espormi chi mi sta davanti. Chi è gentile non mi manda affanculo, gli altri sono molto meno diplomatici

Ho la tendenza a rovinare situazioni di serenità apparente, lamentando eventuali peggioramenti dovuti all’ineluttabilità della morte o della malattia

Non so lavorare in team, come si dice adesso, essendo convinto che le mie soluzioni siano le migliori e le altre proposte possano portare al fallimento

Ho abitudini totalmente differenti dagli altri. Non amo il calcio, non ho particolare interesse per le auto, non ho busti di Mussolini a casa, non detesto i froci, odio i neo melodici napoletani e disprezzo chi usa i dopo barba dolciastri perché rivelatori di personalità disturbate.

Cerco furbamente di avere ascendente verso i colleghi più giovani, i quali non mi conoscono e non possono contraddirmi sulle mie esperienze vantate

Dico a tutti che la mia vita è una “leggenda” enunciando le numerosissime attività che ho svolto. Il problema è che le informazioni su di me le enuncio nella prima mezz’ora di conversazione, spingendo l’ascoltatore a dubitare della veridicità di ciò che millanto, prendendomi per un cazzone bugiardo.

Leggo libri, ascolto musica che non ascoltano tutti gli altri, vedo film che la maggior parte della gente trova noiosissimi, preferisco fare una passeggiata piuttosto che andare al bar, bere fino a ruttare, formulare apprezzamenti su donne che passano, ingaggiare una maschiale gara di sputo radente.

Non rispondo alle telefonate delle poche persone che mi vogliono veramente bene, trasformandole in persone che mi vogliono poco bene

Non sono più comunista ed ho tendenze filo israeliane questo forse a causa della partita iva e dei libri di Amos Oz e cosa ancor più grave: ho letto il “Foglio” per dieci anni e ascolto Radio 24 da sedici.

Questi sono i difetti che farebbero desistere qualsiasi persona sana di mente dalla volontà di chiamarmi anche solo per uno spritz.

Ultima difetto: ho scritto questo testo per gridare a tutti la mia esclusione e per far si che chi lo legga possa dire: “ma no, cosa dici, non è vero, tutti gradirebbero la tua presenza aspè che domani ti chiamo”.

 

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